Cerca nel blog

martedì 12 maggio 2015

Xylella e olivicoltura: la misura UE ed il Piano Nazionale

Ci siamo, finalmente l'UE ha stabilito il quadro di azione a contrasto del batterio responsabile del Complesso Disseccamento Rapido Olivo (Co.Di.R.O.), in Puglia al fine di contingentare l'infezione.
La decisione ha visto 27 paesi a favore e l'Italia contraria, per via di misure molto restrittive poi riviste e addolcite con la Commissione.






LA MISURA

Il protocollo stabilisce che, una volta rilevata la presenza di piante infette da Xylella fastidiosa, ogni Stato membro debba individuare un'area di demarcazione che avrà al suo interno una zona infetta ed un cordone o cuscinetto, attorno alla zona infetta stessa, di almeno 10 km; nell'area di demarcazione lotta, monitoraggio e prevenzione assumono carattere obbligatorio e guidato.


COSA FARE IN PUGLIA

All'interno dell'area demarcata vengono stabiliti 2 areali: infetto e cuscinetto, quest'ultimo viene ulteriormente diviso in zona di sorveglianza ed area cuscinetto effettiva. All'interno di tutta l'area demarcata il protocollo prevede la lotta obbligatoria agli insetti vettori, l'estirpo degli alberi infetti e dei potenziali ospiti nel raggio di 100 metri dagli stessi, a prescindere dal loro stato di salute; quest'ultima drastica misura coinvolge, per il caso pugliese, solamente la zona di sorveglianza, cioè l'area dove presumibilmente Xylella sta compiendo il suo spostamento verso nord (Lecce nord, campagne di Brindisi e Taranto).

Per quanto concerne l'area che è stata effettivamente più colpita, ovvero la provincia di Lecce nota come penisola salentina o "tacco", dove ora sono presenti focolai a macchia di leopardo, si ritiene obbligatoria la sola rimozione di esemplari malati posti nelle vicinanze di vivai con prodotti per esportazione e di ulivi secolari, mentre il mare che la circonda è ritenuto un sufficiente cordone fitosanitario; per quest'area diviene comunque obbligatorio il monitoraggio della superficie circostante alla pianta estirpata.
.
Nell'area cuscinetto effettiva, un'arco di 20 km all'incrocio tra le province di Lecce, Brindisi e Taranto, non è ritenuto obbligatorio l'estirpo cautelare nel raggio di 100 metri, ma solo quello dell'esemplare malato, tuttavia è consigliabile valutarne la facoltà a seconda dei casi.

Ancora, e noi ci speravamo, è previsto l'obbligo di mettere in atto attività agronomiche fondamentali per migliorare lo stato vegetativo delle piante potenziando la loro capacità risposta immunitaria.





La pratiche obbligatorie vanno così suddivise:

  • arature e fresature: tra febbraio e aprile e tra settembre e ottobre per contrastare i cicadellidi agli stadi neonatali prima e le ovideposizioni degli stessi dopo;
  • trinciatura erbe: primavera e autunno, in modo da evitare stati di eccessiva competizione per i nutrienti che comportano carenze per gli olivi;
  • trattamenti fitosanitari: per contrastare il volo dei cicadellidi tra maggio e giugno e, per contenere l'ovideposizione, tra settembre e ottobre, al fine abbattere il potenziale di popolazione svernante alla stagione successiva.
A questo noi aggiungiamo volentieri la diffusione di sistemi di potatura più rispettosi della fisiologia delle piante al fine di evitare stati di potente deficit energetico, non soltanto per gli olivicoltori pugliesi, ma per tutti i produttori di olive nazionali.

E' stata poi redatta una lista definitiva di 12 specie suscettibili, più l'ulivo, che per ora non potranno essere ripiantate a seguito dell'estirpo, che comprendono ciliegio, pesco, albicocco, mandorlo, ginestra, rosmarino. Sembra essere questa la misura più difficile da digerire tuttavia è auspicabile, che ci sia margine per una riformulazione di una sua parte; come detto in precedenza questo battere ha bisogno dell'ospite o del vettore per sopravvivere, quindi è ipotizzabile che la ricerca stabilisca un'intervallo di sicurezza al seguito del quale sia consentito il reimpianto di una suscettibile.

Vengono infine stabiliti dei limiti alla circolazione interna e a quella relativa all'UE per 190 specie vegetali, possibili ospiti, tra cui vite e agrumi; di fatto si rende illegale l'embargo avviato dalla Francia ad inizio aprile, ma tutto il materiale vegetale dovrà provenire da siti dichiarati liberi dal pericolo di contagio, comportando dunque grossi limiti all'export.


UN NUOVO PIANO, SAGGIO E PRAGMATICO

Nel decreto legge approvato dal Governo il 29 aprile sulle misure salvagente per alcuni comparti agricoli, il settore olivicolo ha un ruolo di primo piano.


Nel 2014, l'estate senza sole, la primavera anticipata ed il lungo autunno tiepido, hanno permesso alla mosca dell'olivo di compiere fino a 5 generazioni anche in località dove non si era mai vista, mentre la maturazione delle drupe si è fatta attendere un pò ovunque. Se questo duro colpo per l'olivicoltura non fosse stato sufficiente, lo "XylellaGate" ha accelerato i tempi della messa a varo di misure che da tempo si aspettavano.

La risoluzione 7.00625 è infatti il nuovo Piano Olivicolo Nazionale, l'exit strategy per la critica stagnazione dell'olivicoltura tricolore, penalizzata da anni di inerzia verso l'innovazione e la produttività; questo di fronte a un mercato globale in cui 3 milioni di tonnellate di olio di crescente qualità, vengono ottenute con olive da piantagioni di moderna e competitiva concezione.




La situazione italiana vede un consumo nazionale di olio di oliva pari a 600.000 tonnellate a cui far fronte con una produzione interna di 400.000 tonnellate; questo comporta un import di altrettante 400.000 mila per sopperire alla carenza interna e per compensare le circa 200.000 tonnellate che lasciano il paese in forma di export (normalmente produzioni ad elevato valore aggiunto). Dal punto di vista tecnico l'"oliveto Italia" produce mediamente 4,4 tonnellate di olive ad ettaro con una resa unitaria in olio di 0,65 tonnellate (resa circa del 15 %)

L'ambizioso intervento mobiliterà risorse per 20 milioni di Euro nella programmazione del triennio 2015 - 2017, e si propone di fronteggiare i principali punti critici:

  • frammentazione della filiera e dei produttori;
  • piantagioni tecnicamente arretrate con bassi rapporti costi/produttività;
  • sottodimensionamento dell'ettarato olivicolo rispetto alle necessità;
  • carenze normative sui criteri tecnico scientifici a cui devono rispondere i nuovi impianti per essere autorizzati;
  • necessità di riorganizzazione tecnica dei produttori già esistenti.
L'obbiettivo dichiarato è stimolare la messa a dimora di quasi 200.000 ettari di nuovi uliveti con rese in olio prossime ad 1 tonnellata ad ettaro, performanti in termini di lavorazioni, trattamenti, raccolta e quindi più sostenibili a livello ambientale ed economico.
Ancora, ricalcando la cornice logica pensata per i fondi strutturali, verrà mobilitato il sostegno finanziario nella direzione dell'aggregazione dell'offerta (OCM, filiera), perchè gli operatori acquisiscano potere contrattuale e le organizzazioni si presentino sul mercato internazionale forti e coese.




Perdonatemi l'impeto di entusiasmo ma questo è un settore che merita veramente di essere valorizzato, in quanto la coltura dell'ulivo è veramente in grado di valorizzare il diversificato territorio italiano, soprattutto in località altrimenti destinate a scarse possibilità di sviluppo economico. Non solo: si tratta di un prodotto estremamente sano, con ottime prospettive di crescita dei consumi a livello internazionale (in paesi più vicini per tradizione a oli vegetali di altra origine o peggio propensi all'uso di grassi animali), oltre che già accreditato sul mercato internazionale a livello di immagine.


XILELLA, L'ITALIA COMPENSA, L'EUROPA CI PENSA

Nel provvedimento sono previsti anche 11 milioni di Euro provenienti dal Fondo di Solidarietà Nazionale, che per la prima volta viene attivato per un'emergenza fitosanitaria (a carattere biologico) e non per una calamità di tipo fisico come terremoti o eventi meteorologici. La compensazione dei danni (parziale chiaramente), avviene a patto dell'adozione delle misure di contenimento tramite la regione.

L'approccio UE alla situazione è più complesso, a prima vista discutibile, ma in realtà molto sensato: non verranno infatti stanziati fondi diretti alla compensazione, in una logica di programmi europei che escono via via dall'assistenzialismo e mirano a fornire strumenti per risolvere attivamente le criticità o a creare effetto leva. A livello pratico, verosimilmente, l'assistenza alle aree colpite avverrà attraverso l'indirizzamento di fondi a supporto della ricerca, Horizon 2020, al fine di ottenere acquisizioni tecnico scientifiche traducibili velocemente in approcci di campo. Ancora, sicuramente, sarà data la precedenza al comparto olivicolo in ambito PSR.






Qualche riserva ce l'abbiamo riguardo alla lentezza della Commissione Europea: da più di un anno dalla notifica dell' emergenza, questa, trattandosi di un organismo da quarantena arrivato per la prima volta nel continente, doveva essere vista come problema a carattere prioritario. Il ritardo è stato poi compensato da misure articolate su principi di cautela forse eccessivamente rigidi.
Questo un pò ci fa arrabbiare.

La finestra che è stata aperta perchè si dimostri scientificamente la mancanza di potere vettore di agrumi e viti, per questo clone, deve essere usata con rapidità ed efficacia affinchè l'export di queste specie sia al più presto libero da vincoli. 
Detto ciò, vi saluto... a presto!





Nessun commento:

Posta un commento