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sabato 9 maggio 2015

"Uccidiamo il prato all'inglese!" Soluzioni biodiverse per il verde domestico

"Uccidiamo il chiaro di luna", nell'aprile 1909 intitolava così Filippo Tommaso Marinetti il suo Manifesto del Futurismo.
Poco più di un secolo dopo, una domenca di maggio, sento un pò ovunque scaldarsi le testate dei tosaerba; ha piovuto, il sole ha lavorato per un'intera settimana e poi ha piovuto ancora... il controllo del lussureggiante e disordinato rigoglio del prato diventa per moltissimi italiani una questione d'orgoglio: è ora di falciare.



Il prato all'inglese è tecnicamente quello costituito da una sola specie di erba, ma più frequentemente da un miscuglio di 2 o 3 essenze; richiede un'irrigazione costante (è più facile mantenerlo a climi dove è assente un periodo di siccità estiva), e cure continue che perchè va mantenuto ad una altezza prossima ai 3 cm al fine di evitare lo sviluppo e la fioritura di infestanti e di restituire visivamente l'aspetto da tappeto verde uniforme. Non è che ovunque si adotti questa soluzione, tuttavia sembra che quello che chiamo "il giardino perfettino" sia un modello immutabile e molto apprezzato.



I COSTI

Se la complessità di un sistema naturale, coltivato o spontaneo, garantisce equilibrio ed autoregolazione, sistemi uniformi come il prato monofita ed oligofita (una sola o poche varietà erbacee), comportano uno squilibrio. In natura tutto ciò che non è in equilibrio non si perpetua, o meglio.. si può perpetuare, pena un utilizzo massiccio di input artificali.
Un pò come un cucciolo, il prato all'inglese deve essere accudito, con costi elevati in termini di acqua, energia ed emissioni.


LA BIODIVERSITA'

Uniformità è l'esatto contrario di biodiversità, quindi non stupisce se un "pratino perfettino" non è l'habitat ideale per incrementare in popolazione gli insetti utili che a loro volta richiamano altri piccoli animali utili per costruire un sano equilibrio biologico in ambiente antropizzato (ricci, rospi, uccelli, pipistrelli ecc...), aiutandoci a contenere le popolazioni più sgradite come le zanzare, topi e via dicendo.




MITIGAZIONE E SEQUESTRO

La questione prato va poi considerata in termini di mitigazione degli inquinanti e di sequestro della CO2.
Parentesi di biologia di terza elementare: Fotosintesi = le piante assorbono CO2 ed acqua e, grazie all'energia luminosa, trasformano l'anidride carbonica in composti del Carbonio per sopperire al proprio fabbisogno energetico e costruire le proprie strutture, rilasciando Ossigeno (O2) come prodotto di scarto.
La complessità di queste utili funzioni di piante ed erbe in ambiente urbano e abitato ci spinge a dedicarci un apposito articolo, in fase di redazione, che riguarderà le pareti verdi e le piantumazioni utbane; per ora vi basti sapere che per i vegetali:
  • la mitigazione è la capacità di trattenere gli inquinanti gassosi, più o meno grande a seconda della superficie fogliare e della morfologia stessa delle foglie (Nowak 1995);
  • il sequestro è la capacità di catturare la CO2 atmosferica e di trattenerla (stocking), nel terreno attraverso almeno le strutture radicali ed eventualmente quelle aeree se lasciate decomporre o utilizzate come compost; questa qualità è fondamentale per contrastare la perdita di sostanza organica nei suoli.
Un ettaro di arboreto sequestra mediamente 50 tonnellate di CO2 l'anno, un ettaro di prato spontaneo o una coltura erbacea meno di 6 tonnellate l'anno; se la capacità di sequestro dipende da luce e temperatura, tasso di crescita e quantità di superficie fogliare, va da se che un prato continuamente rasato sequestrerà una quota molto ridotta di quelle 6 tonnellate potenziali, diciamo 2 tonnellate l'anno al massimo.

Un pò perchè LCA (life cycle assessment/ cost) è il mio pane quotidiano e un pò perchè adoro fare i conti della serva vi propongo questo conteggio che ho ottenuto con dati medi di varie ricerche:
  • a prescindere dal metodo servono 40 litri di benzina per ogni ettaro di prato sfalciato;
  • 1 litro di benzina emette in atmosfera quasi 2,4 kg di CO2;
  • la manutenzione di un prato ad altezza ridotta richiede mediamente un taglio a settimana, quindi, considerando ottimisticamente un periodo di taglio tipico italiano (aprile - settembre) abbiamo circa 24 operazioni l'anno (4 tagli al mese per 6 mesi);
Se approssimiamo a 20 le operazioni annue di rasatura (imprevisti atmosferici e di picchi di siccità che rallentano la crescita dell'erba), otteniamo:

40 litri ad ettaro * 2,4 kg di CO2 emessi per litro * 20 operazioni l'anno = 1920 kg di CO2 emessi annualmente per ha.

In pratica, per mantenere in condizioni perfette un prato "biouniforme" che assorbe si e no 2 tonnellate di CO2 se ne consumano quasi altrettante! Impatto positivo? Nullo da questo punto di vista.



E per l'acqua?


LA SETE

Il governatore della California, Jerry Brown, in un contesto di emergenza siccità molto forte, ha indicato i tanto amati prati all'inglese delle case unifamiliari della regione, insieme ai campus universitari, i cimiteri, le adiacenze degli edifici pubblici, come i maggiori responsabili dello spreco (non del consumo), di acqua, additandoli come "the past", cosa del passato.
Come dargli torto: a condizioni climatiche continentali un praticello perfetto richiede mediamente 300 mm di apporto irriguo l'anno, tutti concentrati nei periodi di maggiore criticità per l'acqua; una quantità pari a 3000 metri cubi ad ettaro (500 metri cubi oltre  la quantità d'acqua necessaria per irrigare un ettaro di soia durante la fase critica nella pianura padana).
Per le essenze microterme i primi sintomi di stress idrico si manifestano a primavera inoltrata mentre tra luglio e agosto, alle nostre latitudini, gli interventi irrigui tendono ad assumere cadenza giornaliera.





MICROTERME E MACROTERME

No non si tratta di stabilimenti per i fanghi di dimensioni diverse ma di una suddivisione delle essenze (erbe).

miscuglio di Festuca e Poa
Per microterme si intendono tutte quelle specie che tollerano il freddo, rimanendo verdi anche in pieno inverno, arrestando o rallentando molto la crescita; sono le essenze più comuni del prato all'inglese (si chiama all'inglese perchè viene dall'Inghilterra, dove piove molto e il clima è mite), perchè tendono a coprire molta superficie (portamento cespitoso), creando un'effetto visivo molto uniforme. Dato che tendono ad avere gli internodi corti tollerano bene il taglio emettendo ricacci.
Per evitare che soffrano pesantemente è necessario irrigarle nel periodo estivo, mentre per quello invernale il fabbisogno ridotto e la presenza di precipitazione ne fanno una copertura autosufficiente. I generi più comuni sono il Lolium (multiflorum, perenne), la Festuca (rubra, arundinacea, ovina), Agrostis stolonifera e Poa pratensis, mentre in ambito agrario sono microterme tipiche orzo e frumento, detti cereali vernini a paglia, seminati in autunno e raccolti in estate.

prato di Gramigna
Le macroterme sono essenze da temperature elevate, comuni all'areale mediterraneo, di quello africano ed orientale. Che appartengano al genere Cynodon, Zoysia o Paspalum, il loro portamento, normalmente più stolonifero rispetto alle microterme, crea un manto meno regolare. Tuttavia gli apparati radicali più profondi e le esigenze idriche inferiori, sviluppate a climi subaridi, permettono loro di essere molto efficienti nell'uso dell'acqua.
Normalmente sono molto veloci nell'attecchimento, resistono meglio delle essenze invernali all'usura, sono più rustiche e molto aggressive nei confronti delle infestanti.
Il loro maggior pregio è, però, il motivo dell'inconveniente per cui, se la fase verde corrisponde al periodo critico delle microterne, d'inverno una macroterma va in dormienza e, non necessitando di clorofilla in questa fase, ingiallisce.
Sono macroterme agrarie tipiche mais e sorgo.


CREARE IL GIARDINO BIODIVERSO (OTTENERE DI PIU' CON MENO)

Da quanto detto fin qui possiamo trarre tutti gli elementi utili per creare un giardino di impatto ambientale significativo migliorando anche l'aspetto estetico, seguendo i principi più avanzati che vengono applicati nella progettazione del moderno verde urbano.
I concetti chiave del giardino 3.0 sono: basso impatto in termini di gestione e manutenzione, capacità di autoregolarsi adattandosi alle stagioni, vocazione alla cattura della CO2 e degli inquinanti atmosferici e capacità di diventare la casa perfetta per la fauna utile.
Per ottenere questi risultati è fondamentale conoscere le caratteristiche del sito sul quale stiamo progettando il nostro giardino in modo che sia la vegetazione ad adattarsi all'ambiente disponibile e non, viceversa, noi ad adattare faticosamente l'ambiente alla vegetazione che desideriamo.
Di seguito vi diamo una breve guida che deve fare da spunto e non sostituirsi alla vostra voglia di scoprire e sperimentare.


anche in ambiente urbano possiamo favorire la biodiversità spontanea


Per crescere velocemente l'erba ha bisogno di luce, pertanto privilegiate il prato nelle aree soleggiate mentre per quelle marcatamente in ombra si può optare per coperture di perenni amanti dell'ombra che normalmente non necessitano di tagli se non salutari.

Sentitevi un pò agronomi e fate una facile indagine preventiva:

  • Se notate una prevalenza di muschio la vostra giacitura potrebbe essere eccessivamente umida, compatta, poco arieggiata e soleggiata e forse con pH tendente all'acido. Dovrete concentrarvi su lavorazioni che decompattano, usate un'arieggatore! Ancora potrete arricchire il fondo con sabbia: aumentando drenaggio e porosità stimolerete la capacità di mineralizzazione ed il ristabilirsi del pH su livelli più elevati. Tendenzialmente le vostre condizioni privilegiano le microterme dunque concentratevi su quelle.
  • Aree a copertura carente possono indicare molte cose, un'usura eccessiva in primis (magari è il passaggio preferito del vostro cane). Generalmente, anche in questi casi, il compattamento è il fattore chiave: vangate e dissodate! Il pH potrebbe qui essere eccessivamente alcalino, per calcare o addirittura per salinità; in questo caso concentratevi sulle macroterme: la loro rusticità vi verrà in aiuto! Alcune specie sono naturalmente tolleranti al calcare ed alla salinità mentre una maggiore forza contrasterà gli utilizzi più intensi. I loro apparati radicali vigorosi lavorano molto il terreno, tuttavia se siete nella condizione di dover rifare un letto di semina non scordate di aggiungere torba e compost organico, che assolveranno rispettivamente alla funzione di ridurre il pH e di aumentare la dotazione in nutrienti.
Nel caso stiate iniziando da 0 sappiate che il topsoil ideale per un prato è uno strato di attecchimento da 20 cm, composto da sabbia e torba.  Il sottosuolo dovrebbe essere ben strutturato e drenante, ed una concimazione organica fatta di letame, pollina o compost accentua queste caratteristiche.
In scala micro si ripete la preparazione di un campo coltivato: con una vangatrice si esegue un passaggio che sminuzza il terreno e porta in superficie i sassi; le stagioni migliori per la lavorazione sono primavera ed autunno, tuttavia, prima della semina, vi consigliamo un passaggio per eliminare con cura rizomi sotterranei e fittoni, strutture vegetative latenti con le quali si propagano spontanee perenni piuttosto aggressive, quali tarassaco, chenopodio, romice ecc...

Tarassaco

Se state cercando il giusto mix per la semina sappiate che un aiuto importante ci viene da un settore inaspettato; la letteratura sulla gestione di campi sportivi (calcio, rugby, golf), ha dimostrato un interesse sempre crescente nell'utilizzo delle macroterme, più resistenti al logorio, alle alte temperature ed alle carenze idriche, anche se con qualità estetiche inferiori.
In primavera create una mistura dove le macroterme siano dominanti; in autunno queste inbruniranno, quindi voi seminateci a spaglio un mix di sole microterme che nasceranno e rafforzeranno l'intensità del colore verde. 
Nelle estati successive lasciatene andare a seme almeno una parte (un'aiuola o un bordo), in modo che in estate le microterme possano disseminarsi; darete così spazio ad una alternanza spontanea tra essenze estive ed essenze invernali, molto funzionale nel mantenere il colore vivace in tutte le stagioni.

Se le essenze da verde finora nominate sono principalmente graminacee, ricordate che queste sono particolarmente avide di nutrienti azotati. Un giardino biodiverso che si rispetti prevede sia lasciato spazio alle leguminose, che svolgono l'importante funzione di fissare l'azoto atmosferico e di renderlo disponibile nel suolo per gli altri vegetali; questo meccanismo, che la natura ha escogitato per rispondere alle esigenze di tutti i vegetali da prato, si attiva meravigliosamente lasciando spazio al trifoglio nelle sue varie sottospecie. Per ottenere questo effetto è necessario scardinare un principio base del prato all'inglese: la rasatura tra 2 e 4 cm che, per bella che sia, non è funzionale a nulla. 

Trifoglio

Siate meno rigidi, un taglio tra 8 e 10 cm significa più biomassa capace di fissare CO2 e meno lavoro di mezzi che la emettono; inoltre permetterà l'insediamento del trifoglio, insieme a pianticelle basse come la prunella, che favorisce la presenza di api ed altri insetti utili, richiamo per simpatici uccelli che fanno sempre allegria.

più biomassa, più sequestro di CO2

Tenete presente che giardino biodiverso prevede che vi sia una buona popolazione di spontanee (non ci piace chiamarle infestanti), che vengano lasciate periodicamente fiorire; trovate un equilibrio, create delle fasce o delle aiuole che vengono lasciate periodicamente fiorire per essere sfalciate 2 o 3 volte l'anno al massimo ma attenti: a rotazione! Lo sforzo fatto per creare degli ambienti per la fauna verrebbe vanificato in un attimo se questa venisse a trovarsi di colpo nel deserto verde!



Per la fauna un'alternativa con ricaduta estetica molto chic è creare delle aiuole o dei bordi seminandovi piante da prato: alchemilla, primula odorosa, malva, papavero, geranio pratense, borragine e aromatiche di tutti i generi.

aiuola mista di aromatiche e specie rustiche spontanee
Camomilla, cotula e dicondra sono sempreverdi e richiedono gestione praticamente nulla, tappezzando uniformemente senza bisogno di sfalci; risentono molto dell'usura quindi sono sconsigliatissime per aree che prevedono anche il minimo transito, pena la perdita della copertura.

Camomilla romana

Un ultimo consiglio: siate filologici! cercate di utilizzare essenze tipiche della vostro areale climatico, ricercate, visitate prati spontanei della vostra zona, fatevi consigliare.


Un giardino congruo all'ambiente in cui si trova si autogestisce con efficienza, risente poco delle avversità e la biodiversità animale tipica trova habitat familiari che riesce a colonizzare facilmente.
Il resto del lavoro lo lasciamo a voi... e a loro. A presto!



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