Questa settimana vi proponiamo qualche considerazione sul
settore del latte asinino, poco conosciuto ma con buone prospettive di
crescita, date alcune proprietà specifiche di questo prodotto.
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| Asina e redo di razza Martina Franca |
L’asino è uno dei primi animali che l’uomo addomestica tra Mesopotamia, steppa anatolica, antico Egitto, beneficiando della sua rusticità,
della capacità di carico e della sua mansuetudine. In epoche coeve (ove
conosciuto), il più veloce, ma delicato e nervile, cavallo vedeva il suo
utilizzo principalmente in battaglia.
Fin dall’antichità però l’uomo trova più comodo ed
efficiente mungere ovini, caprini e in seguito bovini ed è presto detto il
perché: il loro latte è lavorabile per
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| Asina e redo di razza Pantese |
In effetti la sua dotazione in nutrienti compatibili con la pelle umana e riattivanti rispetto al derma papillare, lo strato più vitale dell’epidermide, è straordinaria; in particolare menzioniamo il contenuto in fibroblasti, che stimolano la produzione di collagene, elastina ed acido ialuronico endogeno, ed in glucosaminoglicani, molecole che vanno a formare la sostanza fondamentale intercellulare del tessuto dermico.
LE APPLICAZIONI NUTRACEUTICHE
Ma l’aspetto meno frivolo del latte asinino risulta essere
la sua estrema somiglianza con il latte umano per caratteristiche nutrizionali, che lo rende un valido sostituto nella nutrizione neonatale.
Le patologie allergeniche dei neonati dovute al latte
vaccino, sono infatti dovute alla sua componente proteica (la sigla APLV sta
per allergie alle proteine del latte vaccino), e si manifestano normalmente con
stipsi, vomito ricorrente, dermatite atopica nei contorni della bocca e nelle
pieghe di gomiti e ginocchia.
Se caseine e sieroproteine sono i due gruppi di proteine che
troviamo nel latte, sappiamo che sono le caseine le principali responsabili
delle allergie neonatali; queste sono contenute nel latte asinino per un
massimo dello 0,7 % mentre nel latte vaccino (e negli ovicaprini) le troviamo
rappresentate attorno al 2,8 %. E' proprio questo fattore, tra l'altro, che rende il latte asinino molto difficile e sconveniente da trasformare in formaggio.
Il contenuto di grasso, 0,3-1,8 %, è parecchio ridotto sia a
confronto del latte umano, 3,5 %, che di quello vaccino intero, 3,8 %, pertanto
si presenta come un prodotto facilmente digeribile per i neonati e per gli
anziani.
Nella tabella qui riportata troviamo un confronto di parametri tra latte umano, vaccino ed asinino.
Parametro
|
Latte d’asina
|
Latte umano
|
Latte vaccino
|
pH
|
7.0-7.2
|
7.0-7.5
|
6.6-6.8
|
Proteine g/100g
|
1.5-1.8
|
0.9-1.7
|
3.1-3.8
|
Grassi g/100g
|
0.3-1.8
|
3.5-4.0
|
3.5-3.9
|
Lattosio g/100g
|
5.8-7.4
|
6.3-7.0
|
4.4-4.9
|
Valore energetico
kJ/kg
|
45.0
|
28.0
|
78.0
|
lisozima
|
0.5
|
1.0
|
<0.3
|
Un parametro non trascurabile è il contenuto in lisozima, un
enzima battericida praticamente assente nel latte vaccino ma molto rappresentato nel latte
umano ed asinino; la sua azione batteriolitica (lisozima etimologicamente
deriva da enzima litico), rende il latte d’asina particolarmente igienico e
tecnicamente conservabile per molti giorni senza il bisogno di trattamenti. A
livello pratico infatti questo enzima scinde i legami glucosidici β 1-4 tra
l’acido N-acetilmuramico e l’acido N-acetilglucosamina del peptidoglicano
costituenti le pareti cellulari dei batteri normalmente coinvolti in una rapida
degradazione del latte. Il latte di cavalla, molto simile, era infatti
riconosciuto tra i nomadi arabi come alimento capace di garantire una qualche
autonomia qualora ci si trovasse in una lunga traversata.
Se avrete modo di provarlo, troverete questo latte equino,
oltre che molto leggero, piacevolmente dolce, grazie ad un contenuto in
lattosio quasi doppio rispetto al latte vaccino; ricordiamo che il lattosio è
un attore fondamentale per l’assorbimento intestinale del calcio e che l’efficacia di questo processo si riduce
proporzionalmente all’età. Se colleghiamo a questo fattore l'elevata digeribilità, il latte d'asina si configura come un ottimo
aiuto nel contrasto dell’osteoporosi senile.
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| Asina e redo razza amiatina |
Un prodotto carico di caratteristiche meravigliose non
poteva che riservare una piccola nota dolente: il prezzo, che, a patto di trovarne nella propria zona, ad oggi si aggira dai 12
ai 15 € al litro e si compone principalmente di costi di produzione.
Sebbene il paragone sia improponibile, una vacca da latte
produce una media di 40 litri al giorno mentre un’asina arriva ad 1 - 1,2 litri
al giorno; ciò, pur rispecchiando la rusticità molto spinta di questo animale,
che si nutre quasi esclusivamente con fieno a perdere (facilitando anche l’uso
di metodi a basso impatto, bio ecc..), consente scarsi margini per introdurre
economie di scala.
I costi di manodopera sono poi molto elevati per diverse
peculiarità dell’animale. Diversamente da bovini ed ovicaprini l’equino
smetterebbe facilmente di produrre latte se il puledro (il redo nel caso
dell’asino), venisse allontanato in via definitiva dalla madre.
Il sistema più
utilizzato per ovviare al problema è quello di tenere l’asina con il redo,
lasciando che questo si alimenti a piacere, separandoli, mantenendoli però a
contatto visivo, a 4 ore dall’orario previsto per la mungitura; questa tecnica,
oltre ad evitare stress e traumi consente di mantenere lo stimolo produttivo, consentendo la concentrazione del poco latte prodotto nelle piccole cisterne
del capezzolo. Questo sistema, si è
conservato inalterato per secoli tra i nomadi allevatori di cavalli delle
steppe mongole che allevano giumenta e puledro servendosi anche del latte.
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| Accampamento di nomadi allevatori di cavalli - Ulan Baator - Mongolia |
Le mammelle dell’asina sono poi poco esposte e, salvo rari
casi, i sistemi di mungitura capaci di coinvolgere più animali
contemporaneamente faticano ad imporsi.
Normalmente gli allevatori di asini accettano questo
inconveniente perché non ci si introduce proficuamente in questo settore senza
una forte e specifica passione alle spalle; tutto, o quasi, si ripaga con la
compagnia di un animale simpatico e buffo ma anche molto intelligente e sicuro
di sé.
Nell’allevamento dell’asino da latte sta muovendo oggi i
primi passi un sistema di miglioramento genetico, non sempre lineare ma legato
più alle scelte di mandria individuali di ciascun piccolo/medio allevatore, che
spesso lavora con una certa autonomia sperimentale rispetto alle giovani
piattaforme consortili. Se in Italia esistono moltissime razze ed ecotipi
legati ad un areale di provenienza, sembra che gli incroci di sostituzione per
favorire i caratteri da latte siano orientati su soggetti via via più alti
(carattere sempre direttamente correlato alla produttività), e dal pelo corto
(caratteri “femminili”), oltre che verso la trasmissione dei genotipi a
mammella meglio esposta e quindi più mungibile.
La rusticità dell’asino emerge positivamente per la gestione veterinaria in quanto non richiede particolari attenzioni se non per la vaccinazione contro
il tetano, a cui questi animali sono particolarmente soggetti; ancora, in
lattazione ricordiamo la totale assenza di problematiche legate alla mastite.
Lo stato dell’arte dell’allevamento asinino in Italia è
quello di una realtà emergente, con un prodotto interessantissimo che deve però
trovare la sua strada per affermarsi.
Se escludiamo alcune grandi strutture consortili che
raccolgono e commercializzano il latte dei produttori di macro aree sub
nazionali, gran parte delle aziende sono frammentate sul territorio ed operano
autonomamente; è auspicabile che queste continuino il percorso di aggregazione
di filiera al fine di affrontare la sfida della riduzione dei costi di
produzione, condividere e sperimentare soluzioni tecniche e di presentarsi strutturati
nei confronti della distribuzione, ancora discontinua nell’approccio a questo
ottimo prodotto.
Per saperne di più vi inviatiamo a visitare il sito del consorzio italiano latte d'asina.
A presto, IIIHHOOOO!
A presto, IIIHHOOOO!





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