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venerdì 10 aprile 2015

Il tramonto delle calorie e lo zio Guglielmo

Primavera: il melograno se ne sta ancora intorpidito mentre il mandorlo e il pesco fioriscono e splendono.. frattanto che api e bombi si affrettano a ritrovare sè stessi, a noi umani prende l'ansia della prova costume. Ce la ricordano tutti, dalle testate di spicco a Bruno Vespa con le sue ospitate democristiane e qualunquiste.


Su questo blog, invece, tagliamo la realtà con un rasoio più affilato di quello di Occam (che da ora in poi sarà "zio Guglielmo"), apriamo una serie di articoli logicamente sparsi sulla nutrizione con la condanna definitiva dell'applicazione del concetto di caloria all'alimentazione.

Chiariamoci subito: caloria è un concetto fisico degnissimo che rappresenta la quantità di energia necessaria ad aumentare la temperatura di 1g di acqua (distillata), di 1°C a condizioni standard... applicato ad un alimento, quindi, ci dice a grandi linee qualcosa sul calore che è in grado di generare se bruciato, un pò come per il potere calorifico di un ceppo per il camino o di un barile di greggio.

Ma hey... perchè ci spariamo il pippone sulle calorie in un blog sull'agricoltura? Il messaggio che vorremmo far passare è che un'alimentazione consapevole e corretta è anche sostenibile a livello ambientale e sociale, ma anche piacevole e non comporta inutili e fastidiose privazioni.

Dunque, per ristabilire l'abuso d'ufficio della fisica sulla chimica, è bene affidarsi al concetto di indice glicemico, che scarniremo al massimo per renderlo utilizzabile a chiunque.

Gli attori principali:
  • la glicemia: è la concentrazione di glucosio nel sangue(lo zucchero nel "formato" più utilizzato dai viventi), che il corpo umano vuole tenere in equilibrio tra i 0,7 e 1,2 g/l per assicurare il nutrimento a tutte le proprie cellule.
  • l'insulina: è l'ormone pancreatico che stabilizza la concentrazione di glucosio ematico entro la concentrazione tipica, "comprimendola" quando i suoi valori superano le soglie di effettivo utilizzo per un eccesso di apporto di carboidrati.
Per mantenere la glicemia nei livelli, l'insulina prende il glucosio in eccesso e lo porta a stoccare come riserva adiposa;... questo meccanismo (e solo questo), è il responsabile della tendenza ad "accumulare ciccia" che riguarda molti di noi.

A mettersi di traverso c'è, a dirla tutta, il nostro hard disk cranico, che si è evoluto per svariati millenni ed oggi arriva a richiedere quantità di energia in forma di glucosio, fino a 10 volte per kg rispetto a qualsiasi altro tessuto. Su questo avremo modo di tornare, per ora basti ricordare che il capoccione è un elemento chiave nella bilancia energetica interna.

Un approccio corretto valuta gli alimenti per l'indice glicemico, cioè la loro capacità di alzare la glicemia ad una velocità tale da farla "trabordare", richiamando quindi al lavoro l'insulina.
L'indice glicemico, IG, è espresso in centesimi ed indica quanto una quantità standard di un alimento è in grado di aumentare la glicemia rispetto al glucosio che ha appunto valore 100
Il valore di IG di un alimento va poi convertito in carico glicemico, GL, moltiplicando il primo per la quantità di carboidrati utili che si sta realmente assumendo con la razione.

D'altro canto il nostro organismo organizza una propria risposta glicemica, cioè un andamento soggettivo della glicemia, dettato da fattori genetici quanto dal riflesso delle nostre abitudini sul metabolismo energetico.

Un'alimentazione improntata sull'indice glicemico è quindi una alternativa intellettualmente corretta ai regimi alimentari ipocalorici, privativi, incompleti e generalmente di approccio lampo, perché comprendendola si riesce a formulare una strategia personale vincente sul lungo periodo.

Giusto per dare qualche numero:
  • i panificati raffinati, i dolci e i dolcificanti hanno IG elevato, oltre valore 70;
  • la pasta, le patate e i cereali integrali si attestano su valori compresi tra 40 e 65;
  • gli alimenti poveri di carboidrati, i legumi, i formaggi, le carni, le verdure e buona parte della frutta (che ha come zucchero il fruttosio), si muovono nella fascia da 0 a 40.
Tuttavia ai calcoli possiamo sostituire una linea guida pratica che tiene conto delle interazioni tra alimenti ad IG differente; infatti assumendo insieme cibi a diverso indice si tende ad ottenere un innalzamento della glicemia di valore intermedio tra quelli dei singoli alimenti per le rispettive quantità... una sorta di media ponderata!
In questo ci aiutano grassi, proteine e fibre che rendono più complessa la digestione e quindi più regolare l'immissione del glucosio nella circolazione sanguigna.

Questi nutrienti saranno anche i protagonisti delle prossime chiacchiere sull'alimentazione, dove cercheremo di sfatare qualche mito sulla messa all'indice dei grassi, dopodiché si parlerà di proteine ed azoto, la promessa mancata dei nostri tempi.

Lascio gli approfondimenti a quello che secondo me è il testo in commercio più fruibile su questo argomento http://www.montignac.com/it/book_items/la-dieta-montignac/?ca=8 ... perché si fa ripagare dei terribili termini "dieta" e "metodo"con un approccio moderno e scientificamente solidissimo.
A presto.


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