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sabato 27 giugno 2015

Giugno: piegare ora è meglio che tagliare dopo

Ho mancato agli impegni di intensità, lo so, ma questo mese è stato così carico di scadenze e novità che l'unico ed irrinunciabile extra è stato la cura a verde dei melograni.
Ne traggo ispirazione per un post che può esservi utile ancora per qualche settimana, se non avete già fatto la gestione estiva delle vostre piante.

Che il vostro scopo sia avere alberi forti, sani e longevi, piante produttive e gestibili o semplicemente un giardino splendido, i criteri da applicare sono sempre gli stessi: il rispetto della fisiologia della pianta e la consapevolezza che la domesticazione impone delle cure che vanno applicate correttamente.
Con i prossimi capitoli tento di passarvi quanto più possibile della conoscenza arborea che mi sono fatto potando in vigna e nei frutteti, applicando quei concetti scientifici che a livello pratico ti permettono di "sentire" la pianta.





HABITUS, ORMONI ED ETA': I PUNTI CHIAVE

I protagonisti ormonali della crescita dei vegetali sono 3 dei 5 che questi possiedono:
  • l'auxina, che viene prodotta dall'apice e, dato che lucifuga e basipeta, viene traslocata verso le radici per guidarne l'accrescimento; nei suoi accumuli lungo i rami inibisce il germogliamento delle gemme e crea un gradiente di lignificazione maggiore per le "facce" dei rami che sono orientate verso terra;
  • le citochinine, che vengono prodotte alle radici e raggiungono l'apice e le gemme per attivarne la partenza.
Semplificando molto, questo meccanismo di feedback, è ciò che la natura ha sviluppato per far si che le due parti di una pianta, ipogea ed epigea, comunichino e possano svilupparsi e crescere in equilibrio reciproco.
Le giberelline sono poi responsabili dell'effettivo livello di allungamento dell'internodo, determinando il potenziale dimensionale di una pianta.




Per Habitus definiamo invece il portamento intrinseco di una specie o di una cultivar, che può essere acrotono (piramide rovesciata come nel pesco), mesotono (una sorta di sfera come per l'ulivo), o basitono (una piramide classica come per il cedro).

Con l'avanzare dell'età l'apice tende a crescere proporzionalmente di più rispetto alla parte basale, un'eredità evolutiva che i vegetali raccolgono dalla vita boschiva, dove la "fame" di luce spinge tutti i soggetti a slanciarsi. Con l'età la parte basale tende a perdere vitalità dei germogli ed eventualmente produttiva.


COMBINARE I FATTORI

Se consideriamo habitus ed età insieme alla componente ormonale notiamo degli accorgimenti evolutivi molto scaltri: le auxine vengono prodotte dall'attività dell'apice, rifuggono la luce e quindi inibiscono tutte quelle gemme che sarebbe inefficiente far germogliare; le citochinine, salendo, attivano tutti quei punti non inibiti e che daranno germogli posizionati in modo da nutrire, fotosinteticamente, la pianta. Le giberelline, soprattutto quelle posizionate all'apice, regolano poi al bisogno il grado di allungamento dello stesso.
Il rapporto con l'età è presto spiegato: l'albero, di anno in anno, si ritrova con una porzione distale molto attiva rispetto al tronco di sostegno; l'habitus viene effettivamente sviluppato come conseguenza di queste necessità ambientali, anche se implica una serie di conseguenze diverse, come le dimensioni delle foglie o la distribuzione spaziale della vegetazione.




La combinazione di questi punti si nota facilmente quando portiamo una pianta da uno spazio ristretto, ad esempio un vivaio, ad una sede in cui ha spazio di svilupparsi: nelle stagioni successive, anche quando non viene indirizzata, questa tende ad aprirsi riequilibrando la forte spinta verticale. Ciò accade tanto più intensamente in proporzione alla sua esposizione al sole.



INFORMAZIONI A NOSTRO VANTAGGIO PER TROVARE SOLUZIONI

Nell'approcciarsi al mondo delle piante abbiamo sempre detto che bisogna sempre ricordare questi postulati:
  • il vigore vegetativo è inversamente proporzionale alla spinta riproduttiva, e quindi alla fruttificazione. Di pari passo vanno le energie investite nei rispettivi ambiti;
  • una pianta entra in "maturità sessuale", che definiremo meglio come maturità di produzione, quando sente di aver occupato tutto lo spazio a sua disposizione;
  • i vasi sono tanto più efficienti nel trasporto di nutrienti, metaboliti, quando sono ampi, scorrevoli per la linfa e corti.
Possiamo aggiungerci una serie di considerazioni agronomiche molto utili:
  • in ambiente domestico abbiamo la necessità di contenere il vigore vegetativo, per avere meno massa vegetale attaccabile da parassiti, per stimolare l'entrata in produzione e la produttività, per lavorare più comodamente nella potatura invernale;
  • vasi linfatici corti, scorrevoli ed efficienti sono la base per un efficace sistema immunitario, ma anche per garantire una longevità alle specie agronomiche, mantenendo, per quanto possibile, un uniforme invecchiamento lungo la pianta.

I TAGLI GIUSTI IN INVERNO, IN ESTATE SI PIEGA

I francesi la chiamano "la vena del vino", altri usano termini meno poetici; per me il concetto chiave è sempre quello di adattare l'habitus alle esigenze specifiche di ogni sito. Riprenderemo poi questo argomento in stagione con i suggerimenti per le corrette potature invernali, per ora vi basti sapere che i tagli dovrebbero essere sempre rivolti verso l'alto, che, assieme a delle opportune piegature, concorrono a creare le condizione per una circolazione linfatica senza interruzioni, entro vasi dal lume ampio.




L'effetto che vogliamo ottenere con le piegature a verde è prima di tutto la riduzione del vigore dei germogli. Aumentando l'angolo di inserzione rispetto all'asse verticale le auxine tendono ad accumularsi sulla faccia rivolta verso il basso del ramo; tale accumulo avvia una lignificazione più marcata, con la conseguenza che i rami tendono a fissarsi in quella posizione naturalmente. Di conseguenza le citochinine prodotte alle radici, risalendo si distribuiscono tra le varie gemme del ramo e molte meno ne giungono all'apice. 
Il risultato è che molti più getti laterali partono dalle gemme dal germoglio principale, mentre questo allunga gli internodi meno che se lasciato libero.
In questo modo nella potatura invernale non dovremo raccorciareo addirittura ribattere getti troppo vigorosi; inoltre si moltiplicheranno le possibilità su cui far proseguire in maniera valida lo sviluppo del nostro albero senza tagli invasivi sul passaggio della linfa.

Il secondo vantaggio è che la sovradisponibilità di citochinine avrà sicuramente fatto da starter per nuovi germogli al di sotto di quello principale piegato. Questa è la via maestra infatti con cui si crea il "mitico" goyot, il sistema di potatura della vite che mira a "tenere la pianta sotto se stessa" (questo è il modo che uso io per definirlo), creando, di anno in anno, i presupposti per la disponibilità di getti in una posizione più bassa, e quindi meglio nutrita, di quella in cui si troverà il capo a frutto a fine stagione.


COME E COSA PIEGARE

A seconda della specie e della situazione in cui vi troverete è bene utilizzare il mezzo più adeguato. In una vigna cavi ed elastici di vario tipo sono d'aiuto, mentre per i frutti minori generalmente mi creo dei tutori morti o semplicemente creo delle resistenze con un cordino di canapa. Attenzione, con un pesco o un albicocco potreste trovarvi nella necessità di sviluppare dei divaricatori in quanto sono molto meno plastici. Lasciate perdere gli ulivi, sono un mondo a sè e ne parleremo quando possibile in un post specifico.



Per quanto riguarda il cosa piegare beh... il concetto è fisso la casistica infinita. Per assegnare il ruolo ad un germoglio di proseguire lo sviluppo della mia pianta guardo il suo posizionamento, poichè più è vicino alle radici meglio condurrà la linfa. Poi, ormai per automatismo, valuto il rapporto tra lunghezza degli internodi, lunghezza totale del germoglio (in rapporto alla stagione ed allo sviluppo complessivo della pianta), ed inclinazione attuale. Non mi sforzo di piegare germogli eccessivamente assurgenti anche se inseriti in basso, di fatto sono succhioni, ma non affido nemmeno l'accrescimento dell'anno a getti gracili e scarsi di sezione. E' un lavoro di valutazione, si affina con il tempo, si perde se non si esercita e... non è detto che lo faccia ancora così perfettamente, sebbene mi sforzi appunto di "sentire la pianta".

Provateci anche voi! Questo sistema vi eviterà di capitozzare a casaccio e in fretta e furia a gennaio, dandovi una traccia esatta del secco da rimuovere.
Un mare di indicazioni sulla gestione della potatura, con concetti adattabili dalla vite a qualsiasi altra specie, le trovate in questo curatissimo report di Arsia - ViteBio
In fondo potare è un'arte ma imparare è più facile e divertente di quanto sembri... a presto!






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